Provocare la memoria. Esempi di narrazione pubblica della storia femminile a Carloforte nell’anno 2024
ABSTRACT. Partendo dall’esperienza personale di allievo della Scuola LUDiCa24, si proverà a comprendere cosa ha lasciato all’Isola di San Pietro questa esperienza; quale contribuito ha dato alla valorizzazione del patrimonio storico, culturale ed identitario della comunità di Carloforte; se e come gli allievi e i docenti della Scuola hanno favorito il coinvolgimento attivo dei cittadini e quali buone pratiche sono state attuate. Analizzando il lavoro propedeutico alla redazione dell’articolo dal titolo Femminile singolare. Toponomastica e statuaria femminile a Carloforte, e limitatamente al tema della toponomastica femminile, si presenteranno i risultati ottenuti, evidenziando gli aspetti relativi al coinvolgimento attivo della comunità e delle istituzioni cittadine.
Tracce di memorie. Itinerari partecipati e archivio delle memorie e della storia di Ostiense a Roma
ABSTRACT. L’intervento vuole porre una riflessione sulle pratiche e metodologie, e sulle sfide e possibili sviluppi degli archivi digitali partecipati in relazione alle memorie dei territori in cui sono stati ideati e realizzati ed in cui sono conservati, partendo dal progetto Tracce di memoria, un archivio della memoria storica di Ostiense, quartiere simbolo della Roma industriale, costruito tramite il coinvolgimento attivo dei residenti. Il progetto si pone come una proposta che porta in pubblico il metodo storiografico attraverso diverse forme di partecipazione, che stimolino un senso di appartenenza e una consapevolezza di un territorio che sta subendo nell’ultimo ventennio una repentina trasformazione urbanistica e sociale con la riconversione dei manufatti industriali e fenomeni di gentrification.
Il progetto prevede una fase iniziale di esplorazioni urbane, proposte come elemento di coinvolgimento della comunità in un percorso di costruzione della conoscenza narrativa della storia e memoria del quartiere. Lo strumento dell’esplorazione urbana si pone innanzitutto come primo passo nel processo di avvicinamento alla cittadinanza, per comunicare il progetto, sensibilizzando sul tema della memoria, e per prendere contatto con quei residenti che vogliano contribuire con interviste e con il materiale dei propri archivi personali. L’esplorazione urbana si pone anche e soprattutto come processo attivo e collettivo di incontro, dialogo e riflessione che si accompagna all’atto del camminare, in modo da mettere in atto una costruzione ed organizzazione partecipative della conoscenza del territorio che strutturerà l’archivio di comunità.
La fase centrale del progetto è quella di costruzione dell’archivio, in cui il coinvolgimento degli abitanti avviene tramite tre modalità: la partecipazione alle interviste in qualità di intervistati, il crowdsourcing e la metadatazione partecipata. Tutto il materiale raccolto, a cui si aggiungerà quello risultato dalla ricerca archivistica, sarà organizzato in un archivio digitale. Oltre all’archivio, verrà sviluppata una mappa interattiva su cui saranno tracciati degli itinerari topografici, che potranno essere consultati e percorsi fisicamente. Tale archivio vuole porsi non solo come deposito di memorie, ma anche come un dispositivo attivo e inclusivo, in grado di raccogliere, narrare e reinterpretare le storie della comunità, contribuendo a rafforzarne il legame identitario con il territorio.
Grand Tour e biblioteche condivise: un viaggio attraverso la letteratura odeporica e il patrimonio digitale partecipativo
ABSTRACT. Il progetto PRIN 2022 LibMovIt - Libraries on the Move: Scholars, Books, Ideas Traveling in Italy in the 18th Century, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito di Next Generation EU, esplora le testimonianze del Grand Tour nel XVIII secolo, con un focus sul ruolo delle biblioteche e delle collezioni librarie nel viaggio erudito. Attraverso l’analisi del fondo Angiolo Tursi della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, il progetto ricostruisce le reti intellettuali, culturali e materiali che hanno plasmato la circolazione del sapere in Italia.
Il primo obiettivo è stato il censimento delle fonti odeporiche del XVIII secolo nel fondo Tursi, accompagnato dalla creazione di un repertorio bibliografico dedicato. Questo strumento è concepito come una risorsa aperta, destinata a essere ampliata con dati provenienti da altri archivi e biblioteche, favorendo una rappresentazione condivisa e partecipativa delle esperienze di viaggio.
Il progetto utilizza un approccio interdisciplinare integrando metodologie tradizionali e computazionali. L’analisi storico-bibliografica si è focalizzata sulla ricostruzione del ruolo delle biblioteche come luoghi di incontro, scambio e produzione culturale, mettendo in evidenza il contributo di istituzioni e personalità nella diffusione delle idee. Parallelamente, l’uso della piattaforma Wikibase Cloud ha consentito la creazione di un repertorio digitale collaborativo che mappa itinerari, collezioni e relazioni tra autori, lettori e luoghi del sapere, rendendo tali informazioni liberamente accessibili e riutilizzabili da chiunque.
Questo modello favorisce un dialogo tra pubblico e privato, tra memoria individuale e collettiva, offrendo un esempio di come l’innovazione digitale possa valorizzare il patrimonio culturale e renderlo parte integrante della vita contemporanea. In particolare, il secondo obiettivo del progetto LibMovIt è quello di promuovere un uso condiviso dei dati estrapolati dal corpus di riferimento e rendendoli disponibili come LOD (Linked Open Data) sulla piattaforma Wikibase Cloud per arricchire le conoscenze condivise sul patrimonio bibliografico.
Attraverso l’integrazione di strumenti tradizionali e digitali, il progetto non solo approfondisce la storia della letteratura di viaggio, ma propone una riflessione metodologica su come le biblioteche possano essere strumenti di conoscenza condivisa, rafforzando il ruolo della storia nella comprensione del presente.
Corpi Santi in cerca di protezione: la via della Public History per la tutela di un patrimonio dimenticato
ABSTRACT. [IT]
Corpi Santi in cerca di protezione: la via della Public History per la tutela di un patrimonio dimenticato
Centinaia di sculture-reliquiario antropomorfe di martiri catacombali, ampiamente diffuse in tutta la cristianità dalla Santa Sede specialmente nel XVIII e XIX secolo, rischiano oggi di essere abbandonate a loro stesse. Un tempo incredibilmente popolari per il loro alto valore artistico, simbolico e devozionale, oggi non godono più dell’antico interesse. Sebbene la situazione appaia più compromessa in stati con un più ampio grado di secolarizzazione (come Francia e Belgio) – dove questi reliquari sono stati smantellati, distrutti o immessi sul mercato nero – anche in Italia sussistono significativi problemi. La Chiesa Romana ha messo in discussione la storicità dei resti umani estratti dalle catacombe, non riconoscendone più il titolo di reliquie a presunti corpi di martiri. Al tempo stesso, lo stato italiano non ha ancora assegnato a questi manufatti il marchio di beni religiosi d’interesse culturale, lasciandoli dunque privi di tutela legale.
Per contrastare questa deriva, un consorzio internazionale di studiosi (storici, storici dell’arte, esperti di beni culturali, restauratori, conservatori e giuristi), coordinato dall’Università di Anversa, si propone di agire attraverso un approccio innovativo citizen oriented dando vita ad una proposta progettuale su scala europea (Horizon Europe, RIA, Cultural heritage in transformation). Per rendere la nostra proposta ancora più solida e concreta, stiamo sperimentando alcuni progetti pilota che prevedono un diretto, attivo e partecipativo coinvolgimento dei cittadini e delle comunità locali.
La prima azione prevede un censimento nazionale di queste sculture-reliquiario, lanciato attraverso una capillare campagna digitale sui social media. Una call to action inviterà il pubblico a mappare i manufatti presenti nei propri territori, con il supporto di enti culturali diocesani e internazionali (tra cui COMECE), musei e centri di ricerca.
Il secondo progetto pilota si concentra sulla comunità di Chiari (BS), dove si intende valorizzare il corpo santo di Sant’Agape attraverso un dialogo intergenerazionale. Anziani e devoti “custodi della memoria” condivideranno aneddoti e tradizioni legate alla martire con gli studenti delle scuole locali, creando un “archivio della memoria orale”. Le nuove generazioni reinterpreteranno queste memorie attraverso elaborati multimediali (video, podcast, mostre fotografiche), i quali verranno esposti alla cittadinanza presso la Fondazione Morcelli-Repossi, coinvolgendo attivamente stakeholder locali (Comune, parrocchia, istituti scolastici, centri diurni e RSA).
Queste iniziative mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica, a costruire una conoscenza condivisa e a promuovere la tutela del patrimonio attraverso un approccio bottom up, gettando le basi per un intervento di salvaguardia su scala europea di un bene culturale che oggi stenta ad essere riconosciuto come tale.
[ENG]
Holy Bodies Seeking Protection: A Public History Approach to Safeguarding a Forgotten Heritage
Hundreds of anthropomorphic reliquary-sculptures of catacomb martyrs, widely disseminated throughout Christendom by the Holy See, especially during the 18th and 19th centuries, are now at risk of being neglected. Once incredibly popular for their high artistic, symbolic, and devotional value, they no longer enjoy the same interest. Although the situation appears more critical in states with a higher degree of secularisation (such as France and Belgium) – where these reliquaries have been dismantled, destroyed, or placed on the black market – significant problems persist in Italy. The Roman Church has extensively questioned the historicity of the human remains extracted from the catacombs, no longer recognising the title of sacred relics to the presumed bodies of martyrs. At the same time, the Italian state has not yet designated these artefacts as religious items of cultural interest, thus leaving them without legal protection.
To counter this trend, an international consortium of scholars (historians and art historians, cultural heritage experts, restorers, conservators, and jurists), coordinated by the University of Antwerp, aims to act through an innovative citizen-oriented approach, developing a project proposal on a European scale (Horizon Europe, RIA, Cultural heritage in transformation). To make our proposal even more robust and concrete, we are piloting several projects that involve the direct, active, and participatory engagement of citizens and local communities.
The first action involves launching the first national participatory census of these reliquary-sculptures through a widespread digital campaign on social media. A call to action will invite the online public to help us map the reliquaries present in their communities with the support of local diocesan and international cultural institutions (including COMECE), museums, and international research centres. This will allow us to reach a broad audience who can then share information they possess about the martyr’s artefact present in their community.
The second pilot project focuses on the community of Chiari (BS), where we intend to valorise the holy body of Saint Agape through intergenerational dialogue. Elderly and devout “memory keepers” will share anecdotes and traditions related to the martyr with students from local schools of various levels, creating an “oral history archive.” The younger generations will reinterpret this acquired knowledge through the production of multimedia materials (reports, videos, photographic exhibitions, podcasts). These products will then be exhibited to the citizens at the Morcelli-Repossi Foundation, the main cultural institution in Chiari, which actively involves local stakeholders (the municipality, the parish, comprehensive schools, day centres, and care homes).
These initiatives aim to raise public awareness, build shared knowledge, and promote the protection of this heritage through a bottom-up approach, laying the foundation for a Europe-wide safeguarding intervention of a cultural asset still struggling to be recognised.
La didattica della storia attraverso il medium ludico: esperienze e risultati / History education through the playful medium: experiences and results
ABSTRACT. Descrizione generale
Nella didattica della storia, come d’altra parte nella divulgazione, il ricorso al medium ludico si sta sempre più diffondendo, tanto in ambito scolastico quanto in quello accademico. Infatti, i giochi da tavolo, di ruolo e digitali si sono dimostrati efficaci mezzi attraverso cui avvicinare un pubblico ampio e diversificato al passato e, inoltre, consentono di rendere l’apprendimento della storia un’esperienza partecipativa, immersiva e stimolante. Il medium ludico si rivela, così, un potente strumento per trasmettere conoscenze storiche, ma anche e soprattutto un mezzo per rafforzare la comprensione dei processi storici, sviluppare competenze critiche, riflettere sulle metodologie e sugli strumenti della disciplina storica.
È quanto mette in luce anche questo panel, che presenta alcune esperienze di didattica ludica della storia negli approcci eterogenei e svolte in contesti differenti (scuole, università, ecc,): dall’uso del game design per ricostruire scenari storici e incoraggiare nuove ricerche, all’impiego di giochi di comitato che permettono ai partecipanti di confrontarsi attivamente con il passato. Sono inoltre discusse pratiche laboratoriali che combinano tecniche partecipative e materiali ludici – come i mattoncini lego – per promuovere processi orizzontali di co-costruzione della conoscenza storica , nonché progetti in cui la creazione di giochi stessi diventa parte integrante del percorso formativo. I diversi contributi analizzano le metodologie impiegate e, soprattutto, i risultati concreti conseguiti, oltre alle prospettive future di questi progetti, evidenziando virtù, criticità e limiti di tali approcci.
English version
In History Didactics, the use of the playful medium is becoming increasingly widespread, both in the school and academic fields. Indeed, board games, role-playing games, and digital games prove to be effective tools for bringing a wide and diverse audience closer to the past. Furthermore, they allow history learning to become a participatory, immersive, and stimulating experience. The games, therefore, proves to be a powerful tool for transmitting historical knowledge and, above all, for strengthening the understanding of historical processes, developing critical skills, and reflecting on the methodologies and tools of the historical discipline.
This is also highlighted in this panel, which presents several experiences of playful history education through heterogeneous approaches carried out in different contexts: from the use of game design to reconstruct historical scenarios and encourage new research, to the use of committee games that allow students and participants to actively engage with the past. Additionally, laboratory practices that combine participatory techniques and playful materials—such as Lego bricks—are discussed, as well as projects in which the creation of games themselves becomes an integral part of the educational process. The various contributions analyse the methodologies used and, most importantly, the concrete results achieved, as well as the future prospects of these projects, highlighting the virtues, challenges, and limits of these approaches
Coordinatore/Chair
Francesco Cutolo (UNIFI)
1. Patrimonio storico scozzese e gamificazione: la congiura contro Rizzio al palazzo di Holyroodhouse.
di Gianluca Raccagni (University of Edinburgh) e Emanuela Patti (University of Edinburgh)
David Rizzio (c. 1533–1566) fu un cortigiano e musicista italiano che divenne un fidato confidente di Maria, Regina di Scozia. Nato a Pancalieri, nel Ducato di Savoia, servì inizialmente Girolamo della Rovere prima di giungere in Scozia nel 1561. Il suo talento musicale conquistò rapidamente il favore di Maria, che lo nominò suo segretario personale nel 1562. La sua crescente influenza a corte, unita alle voci di una presunta relazione intima con la regina, suscitò il risentimento della nobiltà scozzese e la gelosia del marito di Maria, Lord Darnley. Nel marzo del 1566, Darnley e un gruppo di lord protestanti assassinarono Rizzio al Palazzo di Holyroodhouse, pugnalandolo ripetutamente alla presenza della regina. Il suo omicidio faceva parte di una più ampia cospirazione volta a indebolire l’autorità di Maria. L’evento acuì le tensioni tra la regina e Darnley, contribuendo al progressivo crollo politico che avrebbe infine portato alla sua rovina. Nonostante il suo ruolo cruciale nella storia scozzese ed europea, Rizzio ha ricevuto sorprendentemente poca attenzione da parte degli studiosi e delle istituzioni pubbliche, come il Palazzo di Holyroodhouse. Laddove viene menzionato, il suo ricordo è spesso limitato a una narrazione sensazionalistica.
Questo contributo presenta un gioco da tavolo pilota su David Rizzio (1533–1566), sviluppato nell’ambito di una collaborazione tra Emanuela Patti, Principal Investigator del progetto della Royal Society of Edinburgh David Rizzio: History and Myth Across Arts and Media, e Gianluca Raccagni, direttore dello History and Games Lab presso l’Università di Edimburgo. Come uno dei principali risultati di questa iniziativa interdisciplinare, il gioco mira a offrire nuove prospettive sulla vita di Rizzio e a rafforzare il coinvolgimento del pubblico nella storia scozzese attraverso la narrazione interattiva. I giochi da tavolo favoriscono il pensiero critico, la collaborazione e una connessione emotiva con gli eventi storici, rendendo l’apprendimento più coinvolgente ed efficace. Questo progetto combina ricerca storica per garantire accuratezza, game design per sviluppare un prototipo all’interno della serie Roll for Learning, e sessioni di playtesting con pubblici diversificati per valutare il coinvolgimento e i risultati educativi. Sfruttando il gioco come strumento educativo, il progetto esplora nuove connessioni tra storia, pedagogia, turismo culturale e media interattivi. L’obiettivo è creare un’agenda di ricerca interdisciplinare sulla gamification del patrimonio scozzese, sviluppare un’esperienza di apprendimento immersiva incentrata su Rizzio e promuovere l’innovazione nell’educazione storica. Sostenuta dal CAHSS Challenge Investment Fund, questa collaborazione intende, infine, rafforzare il coinvolgimento delle comunità con il passato della Scozia.
English version
Scottish Historical Heritage and Gamification: The Rizzio Conspiracy at the Palace of Holyroodhouse.
David Rizzio (c. 1533–1566) was an Italian courtier and musician who became a close confidant of Mary, Queen of Scots. Born in Pancalieri, in the Duchy of Savoy, he initially served Girolamo della Rovere before arriving in Scotland in 1561. His musical talent quickly won Mary’s favour, leading to his appointment as her private secretary in 1562. His influence at court, combined with rumours of an intimate relationship with the queen, sparked resentment among Scottish nobles and jealousy from Mary’s husband, Lord Darnley. In March 1566, Darnley and a group of Protestant lords assassinated Rizzio at the Palace of Holyroodhouse, stabbing him multiple times. His murder was part of a broader conspiracy to undermine Mary’s authority. The event deepened tensions between Mary and Darnley, intensifying the political turmoil that would eventually contribute to the queen’s downfall. Despite his pivotal role in both Scottish and European history, Rizzio has received remarkably little attention from scholars and from public institutions such as the Palace of Holyroodhouse. Where he is acknowledged, it is almost exclusively in a sensationalized manner.
This paper presents a pilot tabletop game on David Rizzio (1533–1566), developed as part of a collaboration between Emanuela Patti, Principal Investigator of the Royal Society of Edinburgh project David Rizzio: History and Myth Across Arts and Media, and Gianluca Raccagni, Director of the History and Games Lab at the University of Edinburgh. As one of the key outcomes of this interdisciplinary initiative, the game seeks to offer new insights into Rizzio’s life while enhancing public engagement with Scottish history through interactive storytelling. Tabletop gaming fosters critical thinking, collaboration, and emotional connections to historical events, making learning more engaging and impactful. This project employs historical research to ensure accuracy, game design to develop a prototype within the Roll for Learning series, and playtesting with diverse audiences to assess engagement and learning outcomes. By leveraging gaming as an educational tool, the project explores new intersections between history, education, cultural tourism, and interactive media. It aims to establish an interdisciplinary research agenda for gamification in Scottish heritage, develop an immersive learning experience centered on Rizzio, and drive innovation in historical education. Supported by the CAHSS Challenge Investment Fund, this collaboration ultimately seeks to enhance community engagement with Scotland’s past.
2. Renascentia. Il Gioco di Comitato per la Didattica della Storia
di Laura Cardinale (Il Salotto di Giano aps, Roma)
A partire dalle principali criticità e difficoltà dell’uso dei Giochi di Ruolo in classe, la relazione illustra alcune metodologie alternative applicabili in contesti con numero elevato di partecipanti a fronte di pochi operatori. A partire dal Gioco di Comitato, si mostrano le peculiarità e le caratteristiche del sistema Scholar Deck sviluppato da Jano Studio s.r.l., in particolare nella sua versione “Renascentia” dedicato alla Didattica della Storia e proposto a scuole medie inferiori e superiori in Italia nel corso del 2023-2025. La relazione propone infatti una prima analisi dei dati raccolti nel corso del biennio, mostrando i risultati della valutazione d’impatto qualitativa e quantitativa. Il lavoro storico condotto per la ricerca del materiale e la sua ludicizzazione hanno portato alla realizzazione di altri prodotti, sviluppati per Sapienza - Università di Roma, mostrando una versatilità e possibilità di applicazione anche in contesti universitari o extra-scolastici.
English version
Renascentia. The Committee Game for History Didactics
Starting from the main criticalities and difficulties of using Role Playing Games in the classroom, the paper illustrates some alternative methodologies applicable in contexts featuring a large number of participants and few operators. Beginning with a definition of the concept of Committee Game, the following section shows peculiarities and characteristics of the Scholar Deck system developed by Jano Studio s.r.l., particularly in its “Renascentia” version, dedicated to History Didactics and tested in lower and upper secondary schools in Italy during 2023-2025. Thus, the paper proposes an initial analysis of the data collected over the two-year period, showing the results of qualitative and quantitative impact evaluation. The historical work conducted for the research of the material and its ludicization led to the development of other products, designed for Sapienza - University of Rome, showing versatility and possibility of application also in university or extra-curricular contexts.
3. Il game design come strumento didattico e di public history all'università
di Emiliano Pino (UNIGE)
Il mio intervento parlerà di un’attività laboratoriale svolto all’interno del corso di Storia Moderna del corso di Laurea triennale in Scienze politiche e diplomatiche dell’università di Genova tenuto dal prof. Renzo Repetti, durante il quale gli studenti sotto la nostra guida hanno realizzato dei giochi a setting storico.
Alla luce delle potenzialità didattiche dello strumento ludico già evidenziate da molte pubblicazioni si è pensato incentrare l’attività laboratoriale non tanto sulla fruizione dello strumento ludico ma sulla sua creazione. All’interno di questo laboratorio sarà in primis fornita agli studenti una panoramica sul mondo del boardgame, sulle diverse meccaniche presenti all’interno dei giochi e sul come si conduce una ricerca storica. In seguito, gli studenti divisi in gruppi affronteranno alcune tematiche selezionate da me e dal professor Repetti sviluppando un gioco da tavolo.
Le tematiche, incentrate su aspetti peculiari della storia moderna che spaziano dalla formazione dello Stato nazionale in Francia, alla diplomazia veneziana passando per la formazione del concetto di “hispanidad” saranno affrontate dagli studenti partendo da una bibliografia selezionata da cui dovranno individuare gli aspetti centrali ed approfondirli, prima di individuare le strategie migliori per inserirli all’interno di un boardgame.
Gli obbiettivi di quest’attività sono plurimi: familiarizzare con la ricerca storica e le sue metodologie, approfondire determinati aspetti del periodo e ragionare sulla trasmissione di quanto appreso.
Il fatto poi che gli studenti stessi non siano afferenti ad un corso di storia, ma ad uno di scienze politiche rende l’attività stessa una sperimentazione di public history, all’interno della quale i ragazzi impareranno quali sono gli strumenti dello storico e come usarli, avendo come punto d’arrivo un approccio al pubblico.
English version
Game Design as an Educational and Public History Tool at University
My talk will be about a workshop activity carried out within the Modern History course of the three-year degree course in Political and Diplomatic Sciences at the University of Genoa held by Prof. Renzo Repetti, during which students under our guidance created games with a historical setting.
In light of the didactic potential of the ludic tool already highlighted by many publications, it was decided to focus the workshop activity not so much on the use of the ludic tool but on its creation.
Within this workshop, students will first be given an overview of the world of boardgames, the different mechanics within games and how to conduct historical research. Afterwards, the students divided into groups will tackle a number of themes selected by Professor Repetti and myself by developing a board game.
The themes, centred on peculiar aspects of modern history ranging from the formation of the nation state in France to Venetian diplomacy via the formation of the concept of ‘hispanidad’, will be tackled by the students starting from a selected bibliography from which they will have to identify the central aspects and study them in depth, before identifying the best strategies for incorporating them within a boardgame.
The objectives of this activity are multiple: to familiarise themselves with historical research and its methodologies, to deepen certain aspects of the period and to reason about the transmission of what they have learnt.
The fact that the students themselves are not from a history course, but from a political science course makes the activity itself an experiment in public history, in which the students will learn what the historian's tools are and how to use them, with an approach to the public as the end point.
4. Brickstory Workshop: un metodo partecipativo per (ri)costruire la storia
di Stefano Bartolini (FVL, Pistoia - ISRPt) e Francesco Cutolo (UNIFI)
Il metodo sviluppato da Italian Brickhistory combina la didattica con un approccio ispirato dalla storia orale, dal concetto di Shared Authority e dalle pratiche partecipative della Public History.
I destinatari sono adulti o studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Gli interlocutori sono stati di diversa natura: scuole, università, enti culturali, musei, festival, associazioni, sindacati. I Workshop si basano su "kit" (da non confondere con i "set" lego) senza istruzioni di montaggio, ovvero scatole contenenti pezzi sfusi, tra cui alcune minifigures che variano a seconda del tema storico in oggetto. I pezzi sono selezionati in maniera da facilitare i partecipanti nel costruire qualcosa che in qualche modo richiami visivamente il paesaggio storico oggetto del Workshop. Questi sono gli unici due elementi che declinano a priori il laboratorio, per il resto i partecipanti procedono liberamente, senza niente di predeterminato. Scartando l’approccio modellistico, i laboratori mirano a far ragionare, immaginare e costruire in maniera libera e non direttiva. L’intervento del public historian avviene a monte, con un’introduzione, una lezione sulle fonti, ecc…
Divisi in gruppi, misti per genere ma omogenei per fascia di età, i partecipanti ricevono i kit ed hanno un’ora di tempo per realizzare una rappresentazione, decidendo autonomamente cosa rappresentare, riunendo e rielaborando le informazioni storiche apprese. La possibilità di utilizzare minifigures apre le porte alla narrazione tramite il medium ludico. Alla fine, i partecipanti raccontano le proprie realizzazioni, motivando scelte, riportando apparati narrativi di tipo storico e interloquendo con lo storico. Qui si realizza un dialogo bidirezionale. Agli storici spetta la responsabilità di chiedere, chiarire e discutere inesattezze, errori o distorsioni, secondo l’assunto di A. Portelli per cui la memoria pubblica e l’errore non sono un problema ma anzi fonti di informazioni. Infatti, le narrazioni contenute nei diorami mettono in luce elementi di senso comune storico, già introiettati dai partecipanti, che trovano qui lo spazio per emergere ed essere ridiscussi su un piano orizzontale, che è il vero elemento di nuova conoscenza che i Workshop sono capaci di apportare.
English version
Brickstory Workshop: A participatory method to (re)build history
The method developed by Italian Brickhistory combines teaching with an approach inspired by oral history, the concept of Shared Authority and the participatory practices of Public History.
The recipients are adults or students of schools of all levels. The interlocutors have been of different nature: schools, universities, cultural institutions, museums, festivals, associations, unions. The Workshops are based on "kits" (not to be confused with lego "sets") without assembly instructions, that is, boxes containing loose pieces, including some minifigures that vary depending on the historical theme in question. The pieces are selected in such a way as to facilitate the participants in building something that in some way visually recalls the historical landscape that is the subject of the Workshop. These are the only two elements that a priori define the workshop, for the rest the participants proceed freely, with nothing predetermined. Discarding the modelling approach, the workshops aim to make people think, imagine and build in a free and non-directive way. The intervention of the public historian takes place upstream, with an introduction, a lesson, an in-depth analysis of the sources, etc. Divided into groups, mixed by gender but homogeneous by age, the participants receive the kits and have an hour to create a representation, deciding autonomously which story to represent, gathering and reworking the historical information learned. The possibility of using minifigures opens the doors to narration through the playful medium. At the end, the participants tell their creations, justifying choices, reporting historical narrative apparatuses and interacting with the historian. Here, a two-way dialogue takes place. Historians are responsible for asking, clarifying and discussing inaccuracies, errors or distortions, according to Portelli's assumption that public memory and error are not a problem but rather sources of information. In fact, the narratives contained in the dioramas highlight elements of historical common sense, already internalized by the participants, which here find the space to emerge and be re-discussed on a horizontal level, which is the true element of new knowledge that the Workshops are capable of providing.
LGBTQIA+ History and Memory: Archives, Narratives, and Activism through New Digital Languages
ABSTRACT. The panel aims to explore three major Italian experiences in preserving and promoting LGBTQIA+ history and identities through interdisciplinary approaches that combine activism, new digital languages, and diverse narratives. The primary goal is to give voice to minority and marginalized stories that have been deliberately omitted from history over time. Through three types of public history projects, the discussion will highlight the importance of reclaiming a collective memory, starting from personal and shared stories, preserving a historical, material, and immaterial heritage often at risk of being lost. The panel will introduce community-based memory projects, emphasizing the role of archives as tools for political engagement with memory and, in this specific case, as a means of resistance against the erasure of LGBTQIA+ identities and histories. The three projects showcased in the panel aim to restore visibility to forgotten figures and events through archival research in existing historical archives and the creation of new physical and digital archives. The discussion will reflect on the significance of historical memory as a tool for collective empowerment, fostering a debate on how, various digital tools, can contribute to building an inclusive and pluralistic society. The first project focuses on creating a collective archive of shared memory through processes such as georeferencing documents and generating thematic maps. The second project highlights the use of podcasts as a new narrative mode, allowing for the collection and dissemination of oral histories to broader audiences. Finally, the third project explores photography as a research tool and a universal language capable of engaging new audiences.
Contaminare i saperi: odonomastica e toponomastica tra storici, geografi e società civile /// Contaminating knowledge: place names among historians, geographers, and civil society
ABSTRACT. I nomi dei luoghi che ci circondano – anche quelli scomparsi – restituiscono la forma mentis delle persone che vi hanno abitato: allo stesso modo, la loro modificazione oppure la loro riscoperta aiuta storici e geografici ad aprirsi a un dialogo con la società civile e i diversi pubblici di cui essa è costituita. In questa direzione va lo studio degli idronimi toscani di Massimiliano Grava, che, forte di una collazione di fonti prima sconosciute e di una collaborazione con vari enti, ha saputo costruirne uno strumento digitale di pubblica utilità. Camilla Zucchi, invece, vuole fornire una panoramica su una piattaforma di crowdsourcing geografico, OpenStreetMap, in una prospettiva public e interattiva tra storici, geografi e società civile con un focus sull’odonomastica. Marcello Ravveduto, a sua volta, utilizzando fonti di diversa provenienza, tra cui OpenStreetMap, vuole tracciare, a partire dall’odonomastica in quanto vettore di coscienza storica e esempio di uso pubblico della storia, l’andamento della rappresentazione memoriale di figure illustri del panorama politico e istituzionale italiano come Aldo Moro, Bettino Craxi, Enrico Berlinguer e i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Infine, Giuseppe Muti fa luce sul fenomeno di appropriazione degli spazi urbani da parte delle diverse memorie, insistendo sul ritorno delle denominazioni dalla storia alla geografia: un odonimo o un toponimo smettono le loro vesti storiche per indossare quelle spaziali, per cui, nel loro uso frequente, perdono i connotati di figure del passato e assumono la funzione di indicatori geografici.
Tra fisico e virtuale, presente e passato, il seguente panel vuole essere un esempio efficace di confronto tra storici e geografici nonché fornire una panoramica su metodi – nuovi e consolidati – di interazione con la società civile e pubblici tra loro diversi (enti, user, politica, associazioni) a partire da un terreno comune: i luoghi della nostra vita quotidiana.
The names of the places that surround us - even those disappeared - return the forma mentis of the people who lived there: likewise, their modification or rediscovery helps historians and geographers to open up to a dialogue with civil society and the different publics of which our society is made up. In this direction goes Massimiliano Grava's study of Tuscan hydronyms, which, on the strength of a collation of previously unknown sources and collaboration with various entities, has been able to build a digital tool of public utility. Camilla Zucchi, on the other hand, wants to provide an overview of a geographic crowdsourcing platform, OpenStreetMap, from a public and interactive perspective between historians, geographers and civil society with a focus on place names. Marcello Ravveduto, using sources from different sources, including OpenStreetMap, wants to map, starting with odonomastics as a vector of historical consciousness and an example of the public use of history, the course of the memorial representation of such illustrious figures of the Italian political and institutional landscape as Aldo Moro, Bettino Craxi, Enrico Berlinguer, and the judges Giovanni Falcone and Paolo Borsellino. Finally, Giuseppe Muti sheds light on the phenomenon of appropriation of urban spaces by different memories, insisting on the return of designations from history to geography: a place name takes off its historical traces to wear spatial ones, so that, in their frequent use, they lose the connotations of figures from the past and take on the function of geographical indicators.
Between the physical and the virtual, the present and the past, the following panel is intended to be an effective example of comparison between historians and geographers as well as to provide an overview of methods - new and established - of interaction with civil society and publics that are different from each other (entities, users, politics, associations) starting from a common ground: the places of our daily lives.
Remembering does not tire. Participatory itineraries in the places of memory of Italian cities
ABSTRACT. Il panel presenta tre itinerari che attraversano luoghi della memoria delle città italiane: si tratta di percorsi diversi nel tempo e nello spazio, tutti accomunati, però, dalla volontà di esplorare il terreno delle trasformazioni sociali e culturali che i luoghi assumono nel tempo, con l’obiettivo di interrogarsi sulla funzione e sul ruolo che essi ricoprono nella produzione dei discorsi pubblici sulla storia e sulla memoria.
Camminare nel lavoro: restauri, riusi, ri-semantizzazioni e impegno culturale
ABSTRACT. Proposta di panel
Gli odierni cammini nella storia sono pratiche strutturate – spesso sorte dal basso – che muovono dal rapporto fra storia, territorio e paesaggio. Si tratta di forme di public history che costruiscono e/o ricostruiscono i nessi tra il passato e un territorio inteso come paesaggio umano in cui è iscritta una storia, che non di rado incrocia il lavoro. Ma queste attività non si limitano alla divulgazione. Come il panel intende mostrare, costruiscono nuove forme di dialogo tra i public historian, gli enti culturali e gli attori sociali, stimolano pratiche di conoscenza e innescano forme di partecipazione e patrimonializzazione che si riflettono nella salvaguardia dei beni culturali e ambientali, nella presa di coscienza della storia e dei contesti ambientali come portatori di storia, fino a spingersi alla “costruzione” di luoghi storici.
Il nesso tra la storia, il territorio, il paesaggio, i beni culturali e le pratiche del camminare non è inedito, basti pensare alle guide del Touring club italiano. Non per caso dunque il panel si propone di discutere un caso di “riuso” a partire da un testo di Franco Ramella che aveva avuto questa genesi, riscoperto e riadattato ai nuovi strumenti digitali. Un’azione capace di innescare conseguenze, compiendo un’operazione che non lascia indifferente il territorio, che da una parte (ri)diventa portatore di storie, ma dall’altra viene semantizzato – o risemantizzato – facendosi così paesaggio. È il tentativo portato avanti dal progetto “Passi di storia”, che cerca anche di cogliere le reti di relazioni che il lavoro aveva costruito nel tessuto urbano ma la cui memoria pubblica è ormai sbiadita. Dalla volontà di preservare una memoria sull’orlo dell’oblio, come quella del lavoro e del movimento sindacale, muove infine RAM, che partendo dalla cura del patrimonio recupera l’idea di un History from below sposata alla costruzione di pratiche partecipative e di cittadinanza attiva finalizzate alla costruzione di un sapere critico.
Discussant Stefano Bartolini, direttore Fondazione Valore Lavoro
In allegato i CV del Discussant e dei relatori
Dall’archivio al web: un itinerario storico-turistico di Franco Ramella
Relatore Fabrizio Loreto, università di Torino – Società italiana di storia del lavoro
L’intervento partirà dall’analisi di un saggio inedito di Franco Ramella, storico dell’età contemporanea, autore di importanti studi di storia sociale centrati sui temi del lavoro, della famiglia e delle migrazioni; Ramella è scomparso nel 2020 e oggi il suo archivio è disponibile presso l’Istituto piemontese per la storia della resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”. Il saggio, scritto alla fine degli anni settanta, inizialmente previsto per una pubblicazione del Touring Club Italiano ma poi rimasto inedito, presenta un interessante itinerario turistico nel Biellese (terra d’origine dell’autore); in particolare, il percorso si snoda nelle valli ad est di Biella, che alla metà dell’Ottocento furono epicentro, tra i più importanti in Italia, dello sviluppo del capitalismo industriale nel settore tessile. Il testo si concentra sulla locale storia d’impresa e del lavoro nel XIX secolo, ma vi sono anche numerosi riferimenti alla storia urbana e del paesaggio; il saggio, inoltre, spazia anche su altre epoche storiche (dal Medioevo al Novecento), in un viaggio affascinante anche nella storia dell’arte del territorio.
Nella seconda parte dell’intervento verrà presentato un progetto, in corso di realizzazione insieme al Centro di documentazione della Camera del Lavoro di Biella “Adriano Massazza Gal”, che mira a valorizzare il saggio di Ramella attraverso gli strumenti del web: innanzitutto, inserendo tale itinerario nella web-app “ArchiVie”, prodotta dalla Biblioteca civica della Città di Biella (in collaborazione con la Rete Archivi Biellesi), che ha già elaborato diversi itinerari storico-turistici nel territorio; quindi, realizzando un podcast che, a partire dal saggio, racconti il capolavoro di Ramella Terra e telai, un libro prezioso pubblicato da Einaudi nel 1984 e ristampato da Donzelli nel 2022; infine, progettando la “traduzione” del saggio in un’esperienza di realtà virtuale immersiva.
Pistoia città del lavoro. Un percorso per leggere lo spazio urbano attraverso la storia del lavoro
Relatore Emilio Bartolini, università del Piemonte orientale – Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia
Il progetto ''Passi di Storia. Luoghi e Memorie del '900'' è stato avviato nel 2023 dall'Istituto Storico della Resistenza di Pistoia grazie a un finanziamento della Regione Toscana. L'iniziativa si sostanzia nella creazione di percorsi tematici segnalati con pannelli dedicati che, attraverso codici QR, rimandano a schede descrittive caricate sul portale https://passidistoria.it/home-italiano/, realizzate secondo un modello standardizzato, georeferenziate e corredate da un adeguato apparato iconografico e documentale.
Nell'ambito di ''Passi di Storia'' si colloca la realizzazione del percorso intitolato ''Pistoia, città del lavoro'', che, connettendo luoghi significativi quali stabilimenti, scuole professionali, targhe, lapidi e monumenti non intende solo ricostruire la storia del tessuto produttivo urbano nell'arco di oltre un secolo, ma anche restituire al pubblico le vicissitudini delle organizzazioni legate al mondo del lavoro, il cui protagonismo risulta oggi quanto meno sbiadito nella memoria pubblica cittadina.
Ne emerge un quadro complesso, nel quale le reti di relazioni che ruotano attorno ai rapporti di lavoro e una dimensione di conflittualità diffusa ad essi legati non sono rimasti confinati ai luoghi fisici della produzione, ma hanno pervasivamente attraversato lo spazio urbano nella sua interezza, lasciando spesso delle tracce che, tuttavia, nel tempo presente non risultano di facile lettura per la cittadinanza. In questa prospettiva il percorso ''Pistoia città del lavoro'', inquadrando le vicende locali nel quadro nazionale e globale e sottolineando le connessioni inestricabili che legano la storia del lavoro a quella sociale, politica, agraria, urbana, di genere e ambientale, propone ai fruitori una chiave di lettura del passato recente della città, impiegando strumenti innovativi utili ai fini della didattica e del turismo culturale e funzionali a rispondere a una crescente domanda di storia che viene dal basso.
Le passeggiate di RAM – Restauro Arte Memoria
Relatori Cecilia Gnocchi e Ivan Brentari, RAM restauro arte memoria
Fulcro di RAM è il legame tra Storia, memoria e abitanti dei luoghi. Dal restauro di lapidi e cippi e steli sono nati i trekking, percorsi che lasciano traccia del cammino con cartelli e insegne, poiché il passaggio di gruppi attraverso gli eventi è anche una rivendicazione di spazi di libertà e democrazia. Le passeggiate sono aperte a associazioni e istituzioni con cui condividere i valori dell'antifascismo, con l'obbiettivo di coinvolgere attivamente la cittadinanza.
Nel caso degli scioperi del ‘44 si è partiti da targhe e luoghi simbolo delle ex-fabbriche milanesi. Tramite le piccole storie di operai e partigiani deportati è stata ricostruita la più grande Storia, tracciando linee di racconto fino ai decenni successivi, per individuare la continuità fra le lotte resistenziali e il successivo sviluppo civile e politico di Milano. Ogni tappa è stata animata da attori che hanno impersonato i protagonisti del racconto, convertendo in monologhi e parti recitate le fonti storiche raccolte attraverso l’attività di ricerca.
Nel quartiere operaio dell’Ortica le tappe hanno attraversato la geografia urbana per scoprire fabbriche chiuse o ancora attive che hanno definito la vita degli abitanti. Prendendo spunto dai luoghi sono state raccontate storie specifiche, intessendo un discorso che attraversasse i decenni e questioni teoriche più generali: il concetto di nazione applicato alla classe operaia dal fascismo; casi di corruzione; la Resistenza; il “miracolo economico”; la deindustrializzazione; i casi recenti di attivismo operaio come la lotta INNSE.
In ambo i casi il centro non è stato solo il legame preciso fra luoghi e storia, o il ricordo di un’identità operaia perduta. L’idea – attraverso un tragitto che spaziasse fra vari decenni – era di stimolare il pensiero storico e la capacità di stabilire connessioni fra gli eventi. In una modernità che tende a eliminare passato e futuro favorendo l’idea di un presente immutabile, si voleva ritrovare un nesso di causalità fra il prima e il dopo, fondamentale per lo sviluppo di un pensiero critico collettivo.
Curricula del Discussant e dei relatori
Stefano Bartolini
È direttore della Fondazione Valore Lavoro e direttore scientifico dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia. Responsabile del Centro di documentazione archivio storico CGIL toscana, coordina il gruppo sulla Labour Public History dell’AIPH, fa parte del Consiglio direttivo della Società italiana di storia del lavoro e collabora alle attività dell’Associazione italiana di storia orale e della rivista Il De Martino. Storie, voci, suoni. Attualmente si occupa di storia sociale, del lavoro e del movimento sindacale. Curatore di numerose attività di Public History, tra le sue pubblicazioni e curatele: La mezzadria nel Novecento. Storia del movimento mezzadrile tra lavoro e organizzazione (2015); Labour Public History: tracciare una rotta (2019); Spostarsi: migrazioni, lavoro, identità e conflitti (2020); LabOral. Storia orale, lavoro e Public History (2022); “Vogliamo quello che ci avete promesso”. Democrazia e conflitto sociale nel pistoiese dalla Liberazione all’uccisione di Ugo Schiano 1944-1948 (2023); Camminare la storia (2024).
Fabrizio Loreto
Fabrizio Loreto è professore associato di Storia contemporanea presso l’Università degli studi di Torino, dove insegna anche Storia del lavoro. Dal 2020 al 2023 è stato presidente della Società italiana di storia del lavoro (SISLav), di cui è membro del direttivo dal 2017 a oggi. Si occupa prevalentemente di storia del lavoro, del movimento sindacale e delle relazioni industriali. Per Donzelli, nel 2020 ha curato il volume di Lucien Febvre Lavoro e storia. Scritti e lezioni (1909-1948). Il suo ultimo libro, scritto con Stefano Gallo, è Storia del lavoro nell'Italia contemporanea (Bologna, Il Mulino, 2023).
Emilio Bartolini
Emilio Bartolini è dottorando in scienze storiche presso l'Università del Piemonte Orientale. Fa parte del consiglio direttivo dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea in Provincia di Pistoia. Per l'Istituto collabora alla gestione del patrimonio archivistico e librario dell'ente, all'attività didattica e nell'organizzazione di iniziative di public history. È corrispondente di redazione della rivista Farestoria. È socio della Società Italiana di Storia dell'Ambiente. Il suo principale interesse di ricerca è la storia ambientale in età contemporanea, con un focus particolare sulla storia della tutela di specie e ecosistemi. Svolge attività di volontariato con organizzazioni impegnate localmente in progetti di ripristino ambientale e di conservazione della biodiversità. Per I.S.R.Pt Editore ha pubblicato La riserva mancata. Il Padule di Fucecchio fra crisi ambientale e difficile tutela (1970-1989) (2023).
Cecilia Gnocchi
Ceclilia Gnocchi, nata nel 1982, di formazione classica e poi artistica, crea progetti culturali legati alla memoria della Resistenza. Per RAM oltre al restauro delle lapidi dei caduti per la Liberazione ha ideato percorsi per le scuole, trekking urbani, laboratori sull’odonomastica ancora legata al racconto del fascismo e del colonialismo italiano e spunti di riflessione sul legame tra memoria del passato e del presente attraverso i monumenti.
Ivan Brentari
Ivan Brentari ha scritto saggi, romanzi storici e noir, testi teatrali, e si occupa di narrazioni sia tradizionali che ibride. Perlopiù il nucleo delle sue opere risiede nella commistione fra eventi reali, fantasia, e rielaborazioni di fonti storiche, come nel caso de L’insolita morte di Erio Codecà (da cui è stato tratto un documentario Sky), o di Meccanoscritto, romanzo storico ipercollettivo prodotto assieme al Collettivo MetalMente e Wu Ming 2, con uno scritto di Luciano Bianciardi.