Vita da Public Historian: ritratto collettivo di un’identità professionale
ABSTRACT. L’istituzionalizzazione della Public History in Italia ha generato, in questi anni, diverse sensibilità nell’intendere metodo, obiettivi e attori di una disciplina che si propone di essere in costante dialogo con le comunità e le loro prospettive sul passato. Ricostruire il lavoro sul campo portato avanti sin dalla fondazione di AIPH da associazioni, programmi di formazione ed enti di ricerca, è un passaggio utile ad articolare un’analisi delle strategie messe in atto nel concettualizzare e declinare la Public History. Questa sessione intende perciò raccogliere e illustrare alcune esperienze tra le più attive nel lavoro della Public History italiana per osservarne e confrontarne i percorsi, segnalando punti di connessione e divergenze. Le testimonianze in dialogo nella sessione affrontano la continua metamorfosi della Public History nella sua relazione con la galassia di soggetti (imprese, enti pubblici e privati, ecc.) che compongono il mondo della cultura, con tutti i processi che l’attraversano, dovendo far fronte alle numerose criticità generate dalla precarietà occupazionale e dalla difficoltà di reperimento di fondi. Un’attività da svolgere sempre cercando il bilanciamento di disciplina metodologica e appeal per il pubblico e lottando per il riconoscimento professionale del proprio lavoro. Quel che emerge è un mosaico di pratiche, idee, voci, vicende e storie, naturalmente, che insieme compongono il profilo poliedrico e molteplice del public historian, tutto da scoprire per poter riflettere criticamente sulle sue caratteristiche, i suoi limiti e le sue potenzialità.
80MM - From private to public memoirs in the family film archives of Modena
ABSTRACT. 80 MM From private to public memoirs in the family film archives of Modena è un progetto interdisciplinare (Antropologia, Film Studies, Sociologia, Storia) con l’obiettivo di raccogliere, mappare, digitalizzare e analizzare le memorie audiovisive degli abitanti di Modena e provincia (https://www.labetno.unimore.it/80mm/). In particolare, le memorie di coloro che, tra gli anni ’60 e ’90 nel Novecento hanno filmato in maniera amatoriale momenti d’intimità familiare, scenari paesaggistici, luoghi di vacanza, occasioni festive. Questi filmati, a lungo considerati poco rilevanti per la ricerca accademica, e per lo più lasciati in soffitte e in cassetti domestici, rappresentano dei documenti speciali. Sono scrigni di ricordi e prospettive private su fatti e territori, sono archivi di storie familiari e collettive. Aprire un nuovo campo di raccolta e ricerca vuol dire occuparsi di una serie di aspetti organizzativi, logistici, relazionali e tecnici di enorme importanza. Nella città di Modena e nelle località limitrofe sono state contattate le istituzioni, le cooperative, le associazioni culturali, organizzati eventi e conferenze, pubblicizzato il progetto e la call pubblica diffondendo tramite media tradizionali e nuovi media con l’obiettivo di raggiungere i cittadini, i video-amatori, i film maker occasionali. Sono nate collaborazioni importanti con la Biblioteca Comunale di Nonantola e l’Associazione Amigdala. Questo insieme di rapporti, oltre che di materiali, è parte della dimensione pubblica della raccolta e della ricerca partecipativa.
Il panel di discussione sarà l'occasione di presentare i risultati della ricerca, illustrare i contenuti e i metodi utilizzati, oltre che proiettare in anteprima un cortometraggio realizzato con i materiali di archivio raccolti.
«Fino a qui tutto bene». Buone pratiche e conflitti nella Public History sul territorio
ABSTRACT. I progetti di public history, nelle periferie delle grandi città come nei piccoli borghi delle aree interne, sono frequentemente concepiti come mezzo di cooperazione e coesione sociale. La promozione della conoscenza storica, in particolare del proprio territorio o delle proprie origini, può costituire un importante volano di integrazione, inclusione e consapevolezza dell’identità territoriale. La stretta relazione epistemologica tra storia del territorio, storia orale e public history, diffusamente trattata nella letteratura scientifica, ha positivamente influito sulla diffusione di tali progetti su tutto il territorio nazionale. Passeggiate della memoria, storia orale, mappature partecipate e laboratori nelle scuole sono tra gli strumenti più comuni per proporre attività che coinvolgano direttamente il pubblico nella produzione e riproduzione del sapere storico.
Con frequenza crescente, tuttavia, questi progetti di PH si ritrovano, consapevolmente o loro malgrado, legati a conflitti e frizioni nei territori in cui operano. Le diseguaglianze spaziali degli abitati contemporanei creano zone fortemente integrate e, al contempo, luoghi della segregazione e dell’esclusione, con pesanti effetti sia in termini di giustizia spaziale sia per l’efficacia delle politiche pubbliche. Le periferie delle grandi città, così come i piccoli centri da Nord a Sud dello stivale, sono oggetto di attività e finanziamenti la cui governance non è sempre attenta alle necessità del contesto di destinazione. Da una parte, queste iniezioni di denaro pubblico e privato individuano specifici ambiti di intervento, spesso non strutturali, in contesti profondamente segnati dalla carenza pluriennale di investimenti pubblici, causando diffidenza e/o frizione all’interno delle comunità coinvolte. Dall’altra, i progetti di Public History possono configurarsi come una legittimazione necessaria di questi processi piuttosto che percorsi caratterizzati dal rigore epistemologico.
Il panel prende le mosse dall’osservazione di fenomeni simili legati ai quartieri romani di Tor Bella Monaca e San Basilio; Bagnoli, Ponticelli e Scampia a Napoli; Cison di Valmarino, borgo della provincia di Treviso; Manfredonia e Fornaci di Barga. Oggetto della discussione sarà l’analisi delle frizioni e dei conflitti generati, raccontati e/o attraversati da progetti di public history proposti a latitudini diverse ma accomunati dalla problematizzazione del proprio ruolo all’interno del contesto di riferimento. Una particolare attenzione verrà posta sul doppio ruolo dello storico come autore e negoziatore, la shared authority e le fasi istruttorie, oltre che sui prodotti finali, in quanto parti fondamentali dell’approccio epistemologico della PH.
Politics of memory and faces of cities. Urban odonomastics in representations of the Republic in Italy and France between decolonization and national identity
ABSTRACT. The panel aims to investigate the relationship between memory policies and urban odonomastics, reflecting on public memories through the comparison of different case studies with particular reference to the postcolonial and republican contexts of Italy and France. Particular attention will be dedicated to the analysis of toponyms as tools for the construction and transmission of collective memory, questioning how cities and territories reflect, through their names, the process of historical and identity reworking of contemporary societies.
The aim is to reconstruct the history of cities, their neighbourhoods, for a community history that involves citizens with a view to civil pedagogy within a civil calendar and the public memories of individual territories.
Maurizio Ridolfi explores the politics of memory in republican Italy relative to the theme of decolonization via odonomastics, within the framework of the broader theme of “de-commemoration”, developed by local administrations as in the case of Rome as capital and territorial cultural associations in the case of the city of Bologna.
Marialuisa Lucia Sergio focuses on the geography of memory in France, highlighting the practices of selective preservation and removal of place names related to the colonial Empire. His analysis shows the dialectic between memory and oblivion of colonial trauma, allowing to decipher the different strategies with which postcolonial societies reappropriate their past, in the confrontation with divergent memories and redefinition of the moving boundaries of collective identity.
Subsequent reports propose a focus on local history through odonomastics and toponymy according to perspectives that interrogate national and local collective memory, through the involvement of secondary school students.
Agnese Bertolotti delves into the relationship between odonomastics and collective memory, with a specific focus on the territory of Viterbo and its province, presenting the results of a Public History laboratory conducted with students from some high schools in the capital of Tuscia. The approach aims to involve students in understanding the construction of the urban landscape, stimulating interest in historical memory, proposing a critical analysis of local odonomastics as a tool for the construction of republican memory and for civil pedagogy.
From a similar perspective Raffaello A. Doro focuses on toponymy in the municipalities of the Castelli Romani, through the study of the presence of the Risorgimento and the Republic in the definition of an urban landscape and a collective memory highlighting the comparison between the myth of the Risorgimento and the centrality of the Republic. The results of a PH workshop on the subject, carried out with students from some secondary schools in the Castles, will be examined, proposing the most significant results with the aim of evaluating how the new generations relate to the history and identity of the places where they live.
ABSTRACT. Il panel esamina il rapporto tra Public History, Umanistica Digitale e formazione, evidenziando esperienze italiane che coniugano ricerca, divulgazione e coinvolgimento del pubblico e con un collegamento con il dibattito italiano sulla Public History.
Il primo intervento presenta il LUDiCa (Università di Cagliari), un laboratorio nato per esplorare le potenzialità del digitale nella ricerca storica. La sua formazione si articola in una fase teorica e in un’esperienza sul campo, dove studenti e comunità collaborano nella creazione di piattaforme informative digitali, promuovendo la partecipazione attiva alla costruzione della conoscenza.
Il secondo contributo riflette sulla Public History in Italia e sulla necessità di formare esperti capaci di trasformare la ricerca storica in prodotti culturali accessibili. Il Master in Public History e nuovi media (Fondazione Feltrinelli – Università di Milano) offre un approccio interdisciplinare, combinando teoria e pratica per preparare professionisti in grado di dialogare con istituzioni e pubblico, con particolare attenzione alla sostenibilità economica dei progetti culturali.
Il terzo intervento illustra l’evoluzione del Master in Public and Digital History (Università di Modena e Reggio Emilia), il primo in Italia a formare Public Historian. Il master ha progressivamente ampliato il focus sul digitale, sperimentando strumenti innovativi come podcast, trekking urbani e archivi partecipati, con l’obiettivo di fare storia con il pubblico e non solo per il pubblico.
Nel complesso, il panel mette in luce come il digitale e la Public History stiano ridefinendo il mestiere dello storico, favorendo nuove forme di interazione tra accademia e società.
English version - Master's Program in Public History in Italy
The panel examines the relationship between Public History, Digital Humanities, and education, highlighting Italian experiences that combine research, outreach, and public engagement, while connecting to the ongoing Italian debate on Public History.
The first presentation introduces LUDiCa (University of Cagliari), a laboratory created to explore the potential of digital tools in historical research. The training process is divided into a theoretical phase and a fieldwork experience, where students and communities collaborate to create digital informational platforms, promoting active participation in the construction of knowledge.
The second contribution reflects on Public History in Italy and the need to train experts capable of transforming historical research into accessible cultural products. The Master's in Public History and New Media (Fondazione Feltrinelli – University of Milan) offers an interdisciplinary approach, combining theory and practice to prepare professionals able to engage with institutions and the public, with a particular focus on the economic sustainability of cultural projects.
The third presentation outlines the evolution of the Master's in Public and Digital History (University of Modena and Reggio Emilia), the first program in Italy to train Public Historians. Over the years, the program has expanded its focus on digital tools, experimenting with innovative formats such as podcasts, urban treks, and participatory archives, with the aim of making history with the public, not just for the public.
Overall, the panel highlights how digital tools and Public History are reshaping the role of historians, fostering new forms of interaction between academia and society.
Coordinatore: Lorenzo Bertucelli, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia lorenzo.bertucelli@unimore.it
Storie condivise in cammino, tra memoria e identità: ricerche e progetti di valorizzazione nelle aree montane / Shared stories on the road, between memory and identity: research and valorisation projects in mountain areas
ABSTRACT. Le aree montane italiane, cosiddette aree interne, sono per la maggior parte interessate da fenomeni di spopolamento e abbandono del territorio, che le espongono al rischio di marginalizzazione e alla perdita definitiva del loro patrimonio umano e culturale. Per contrastare questi fenomeni e, soprattutto, per recuperare e preservare la memoria degli abitanti di queste zone ricche di storia, sono stati sviluppati diversi progetti di ricerca e/o di valorizzazione nel comprensorio apuano e appenninico, compreso tra la Lunigiana e la Val di Lima lucchese.
Questi progetti, ideati e realizzati da enti di ricerca universitari (Università di Pisa e di Milano per i progetti sul Castello di Godano e “UnderLandscape”) in collaborazione con le amministrazioni locali e i cittadini, o nati nell’ambito di virtuose iniziative di imprese (Canyon Park) e cooperative (AlterEco) attive sul territorio, hanno spesso cercato di coniugare l’indagine storica con la tradizione della memoria e la valorizzazione delle identità locali, proponendo forme di restituzione e condivisione con la cittadinanza che integrano in vario modo diverse forme di cammino.
Il panel si propone di presentare questi progetti e le relative forme di valorizzazione messe in atto, mettendo a confronto voci ed esperienze diverse che condividono l'interesse per la storia di queste zone di ‘confine’ e di cerniera tra contesti differenti e per la loro riscoperta tramite cammini e percorsi condivisi, sia con le comunità locali, sia con un possibile turismo sostenibile.
Most of Italy's mountainous areas, so-called inland areas, are affected by phenomena of depopulation and land abandonment, which expose them to the risk of marginalisation and the definitive loss of their human and cultural heritage. To counter these phenomena and, above all, to recover and preserve the memory of the inhabitants of these areas rich in history, several research and/or valorisation projects have been developed in the Apuan and Apennine areas between Lunigiana and Lucca's Val di Lima.
These projects, developed and implemented by university research bodies (University of Pisa and University of Milan for the Godano Castle and "UnderLandscape" projects) in collaboration with local administrations and citizens, or born within the framework of virtuous initiatives of companies (Canyon Park) and cooperatives (AlterEco) active in the area, have often sought to combine historical investigation with the tradition of memory and the valorisation of local identities, proposing forms of restitution and sharing with citizenship that integrate different forms of walking in various ways.
The panel aims to present these projects and the related forms of valorisation, comparing different voices and experiences that share an interest in the history of these 'border' and hinge areas between different contexts and in their rediscovery through shared paths and routes, both with local communities and with a possible sustainable tourism.
Memorie “glocali”. Monumenti pubblici, contesto urbano e costruzione dell’identità locale
ABSTRACT. La storia pubblica ha tra i diversi campi di studio e di intervento i simboli e i monumenti, soprattutto quando questi diventano oggetto di contese politiche. La critica del monumento è parte integrante di quelle «guerre culturali» che, soprattutto in Occidente, esprimono il bisogno di riconoscimento di una variegata platea sociale composta da militanti politici, seconde generazioni migranti, associazionismo civico, intellettualità diffusa impegnata nella contestazione e ri-significazione dello spazio pubblico. In un contesto di forte polarizzazione culturale, uno specifico ruolo assume la “monumentalistica” urbana, come fonte di costruzione, ma anche di critica, dell’identità locale. Un’identità, in questo caso, da non intendersi in senso folklorico (e quindi localistico), ma costruita e modellata nel confronto/scontro tra locale e nazionale, e nella dialettica tra politico-ideologico e sociale-territoriale. Obiettivo del panel è allora quello di indagare, attraverso specifici casi di studio, il rapporto tra monumento pubblico, società urbana e identità locale. Si prenderanno in esame diverse città (tra cui Trieste, Torino, Bologna, Roma, Cagliari) lungo un periodo storico di edificazione monumentale ampio – dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi – per cogliere similitudini e differenze nel rapporto tra spazio pubblico, dimensione locale e rimandi nazionali trasversali al contesto storico-politico. Fonte privilegiata dell’indagine sarà costituita dalla stampa locale – quotidiani e periodici di vario taglio giornalistico – necessaria a verificare il rapporto tra le molteplici dimensioni del confronto pubblico attorno a monumenti e statue dal carattere locale e nazionale insieme, nonché per valutare lo specifico apporto del dibattito pubblico del territorio a discussioni e polemiche di carattere politico-culturale.
Rievocare il passato, è rispetto per la Storia o semplice spettacolo ? Reenacting the past: respect for history or mere spectacle?
ABSTRACT. Il tema generale della sessione vuole rispondere ad alcune domande che negli ultimi tempi hanno occupato gli spazi della stampa, dell’opinione pubblica, della comunicazione e promozione di musei e parchi archeologici, e non da ultimo delle modalità di divulgazione della memoria e del nostro passato storico.
Le domande riguardano da vicino il tema della rievocazione storica quale linguaggio riconosciuto per la partecipazione della comunità al racconto della Storia, oltre che come forma di archeologia sperimentale e arte pubblica. Le recenti decisioni dell’Istituto autonomo del Ministero della cultura Parco archeologico del Colosseo di realizzare rievocazioni del mondo dei gladiatori all’esterno e all’interno dell’Anfiteatro Flavio, unita alla firma di un accordo di collaborazione per la divulgazione scientifica della gladiatura e alla recente L. n. 152/2024 contenente Disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica e delega al Governo per l'adozione di norme per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale hanno contribuito a rimettere al centro del dibattito l’opportunità (o meno) che il Colosseo, icona del mondo antico con i suoi duemila anni di storia, un terzo dei quali destinati agli spettacoli sull’arena, abbia bisogno della rievocazione storica o che al contrario sia la rivocazione storica ad aver bisogno del Colosseo. Attorno a questa domanda ruotano gli interventi dei partecipanti, storici di chiara fama universitaria, rievocatori che hanno costruito la rievocazione come una forma di archeologia sperimentale, manager di festival internazionali di successo e ovviamente gli archeologi del Ministero della cultura. Per rispondere al dibattito saranno indagati il perché, il come e il quando fare una rievocazione storica di qualità e quali risultati culturali e anche economici essa può portare all’interno di una comunità d’eredità.
The general theme of the session aims to answer a number of questions that have recently occupied the spaces of the press, public opinion, communication and promotion of museums and archaeological parks, and not least the ways of disseminating memory and our historical past.
The questions closely concern the topic of historical re-enactment as a recognised language for community participation in the telling of history, as well as a form of experimental archaeology and public art.
The recent decisions of the Institute of the Ministry of Culture – Parco archeologico del Colosseo to carry out re-enactments of the gladiators outside and inside the Flavian Amphitheatre, together with the signing of a collaboration agreement for the scientific dissemination of gladiature and the recent L. no. 152/2024 containing Dispositions on historical re-enactment events and delegation to the Government for the adoption of norms for the safeguard of the intangible cultural heritage, have contributed to put back at the centre of the debate the opportunity (or not) that the Colosseum, icon of the ancient world with its two thousand years of history, one third of which dedicated to arena shows, needs historical re-enactment or, on the contrary, it is historical re-enactment that needs the Colosseum.
Around this question will revolve the interventions of the speackers, such as university historians, re-enactors who have constructed re-enactment as a form of experimental archaeology, managers of successful international festivals, and of course the archaeological officials of the Ministry of Culture.
The debate will investigate why, how and when to do quality historical re-enactment and what cultural and also economic results it can bring within a heritage community.
Il fotografo come Public Historian? Memoria e impegno civile nella pratica fotografica
ABSTRACT. Coordina: Raffaella Biscioni
Isabella Balena, Fotografia e Storia: Il ruolo del fotografo nella costruzione di memorie condivise
Massimo Maiorino, L’occhio di Napoli. Mimmo Jodice, il fotografo come storico della città
Uliano Lucas – Tatiana Agliani, Il tempo di una foto, tra attualità e storia
La fotografia, da sempre potente strumento di narrazione, riveste un ruolo fondamentale nella costruzione della memoria collettiva, nell'interpretazione del passato e nella comunicazione contemporanea. In particolare, negli ultimi anni, le immagini fotografiche hanno assunto una crescente centralità nelle pratiche di comunicazione della storia, attraverso libri, mostre e iniziative che coinvolgono comunità e pubblici differenti.
Il panel rifletterà sull’impatto delle immagini nella costruzione di una memoria condivisa e sul ruolo etico del fotografo come “testimone” dell’attualità, come narratore critico del presente capace di intrecciare memoria e impegno civile. Il suo lavoro, infatti, non si esaurisce nel racconto del presente, ma contribuisce a creare e conservare un patrimonio di immagini destinate a diventare preziose fonti storiche. Può dunque essere considerato un “Public Historian”? Può il fotografo svolgere il ruolo di mediatore fra passato e presente attraverso le sue immagini, stimolando riflessioni, accrescendo consapevolezza e generando un dialogo che coinvolga le comunità di riferimento?
Attraverso il confronto con alcune figure di spicco del fotogiornalismo italiano, come Isabella Balena e Uliano Lucas, insieme a studiosi ed esperti di comunicazione visuale, il panel esplorerà temi centrali quali: lo statuto di fonte storica della fotografia, il rapporto tra fotografia e memoria, l’impegno sociale e il ruolo del fotografo nel raccontare il presente e nel rapporto con i diversi pubblici.
The Photographer as Public Historian? Memory and Civic Engagement in Photographic Practice
Photography, which has always been a powerful narrative tool, plays a fundamental role in the construction of collective memory, in the interpretation of the past and in contemporary communication. In particular, in recent years, photographic images have assumed an increasing centrality in the practices of communicating history, through books, exhibitions and initiatives that involve different communities and audiences.
The panel will reflect on the impact of images in the construction of a shared memory and on the ethical role of the photographer as a “witness” of current events, as a critical narrator of the present capable of intertwining memory and civil commitment. His work, in fact, is not limited to the narration of the present, but contributes to creating and preserving a heritage of images destined to become precious historical sources. Can he therefore be considered a “Public Historian”? Can the photographer play the role of mediator between past and present through his images, stimulating reflections, increasing awareness and generating a dialogue that involves the communities of reference?
Through the comparison with some leading figures of Italian photojournalism, such as Isabella Balena and Uliano Lucas, together with scholars and experts in visual communication, the panel will explore central themes such as: the status of photography as a historical source, the relationship between photography and memory, social commitment and the role of the photographer in recounting the present and in the relationship with different audiences.
Giochi di Resistenza. Approcci ludici alla guerra partigiana
ABSTRACT. Nel nuovo millennio la Resistenza è apparsa in crisi come risorsa politica. Ma si è assistito ad una sua significativa diffusione nella cultura di massa, dalla musica popolare ai fumetti alle fiction.
In occasione del Settantesimo, dopo vari esempi di wargame e alcune esperienze pionieristiche ma contingenti (come il role play Senio 1945 o il Larp I ribelli della montagna), anche il mondo ludico ha cominciato ad interessarsi della Resistenza come sfondo, scenario, oggetto.
Sull’onda di alcune interessanti produzioni estere, come Maquis o Black Orchestra, anche in Italia sono comparsi giochi più strutturati come il board game Repubblica ribelle o l’urban game Milano45, e si è innescata una prima riflessione sul gioco storico a tema Resistenza.
Negli ultimi anni si sono moltiplicati i prototipi e le sperimentazioni, coinvolgendo nuovi territori e aspetti della lotta di liberazione. Solo nell’ambito del board game si possono ricordare a livello europeo Postani Partizan, La Résistance e Orange Shall Overcome; in Italia Resistenza!, La Resa dei Conti e, di recente, Rimini Libera.
In questo panel ci proponiamo di analizzare alcuni nuovi prodotti e progetti in corso di realizzazione, per capire a quali materiali ricorrano, quali aspetti della Resistenza valorizzino, quali modalità risultino più efficaci e quali problemi emergano nella ludicizzazione del fenomeno.
Bibliografia
- R.e S.Masini, Guerre di carta 2.0, Unicopli, Milano 2019
- C.Asti, a cura di, Mettere in gioco il passato, Unicopli, Milano 2019
- S.Caselli, a cura di, La storia in gioco, Unicopli, Milano 2022
- “FareStoria”, 2022,1 (numero speciale E’ in gioco la storia, a cura di E.Lombardi e I.Pizzirusso)
- M.Suckling, Paper Time Machines, Routledge, New York 2024
Scrivere sui muri: i graffiti del Palatino come esperimento di Public History
ABSTRACT. Lasciare traccia di sé con un disegno, un nome, un saluto, una scritta estemporanea tracciata su una roccia o sul muro di un edificio, spesso con strumenti di fortuna, o comunque diversi da quelli usati per la scrittura quotidiana è un’esigenza insopprimibile degli esseri umani sin dalla preistoria, che continua in molte forme anche ai nostri giorni. Se dal punto di vista estetico e civico queste scritte possono essere viste come un danno che deturpa la superficie su cui sono apposte, dal punto di vista storico costituiscono un insospettabile bacino di informazioni sulla composizione, la lingua, la cultura e i valori della società che le ha prodotte, e come tale sono state spesso utilizzate. Se, ad esempio, i graffiti a spray degli anni 70 del XX secolo possono essere una chiave di accesso alle lotte politiche di quel periodo, meno facile sembra il compito di valorizzare nello stesso modo i graffiti antichi, che ancora si conservano nello stesso modo in cui sono stati redatti dalle mani di cittadini di quasi duemila anni fa, come nel caso di un ambiente alle pendici del Palatino, verosimilmente usato come scuola di addestramento per gli schiavi di palazzo addetti al servizio dell’imperatore. Ma non è un’impresa impossibile, a patto che a realizzarla concorrano più elementi che facilitino 1) l’accessibilità e la comprensione, con il fondamentale ausilio delle tecnologie digitali, di testi brevi ma spesso di difficili da individuare (relazione 1); 2) il coinvolgimento diretto degli studenti delle scuole, che, opportunamente guidati, non mancheranno di immedesimarsi in una pratica ancora molto viva, che con tecniche, modalità e vocabolari diversi esprime sentimenti ed esigenze molto simili (relazione 2); 3) l’avvicinamento del pubblico con un approccio esperienziale, che attraverso un’accurata rievocazione storica permetta non solo di immaginare, ma di vedere all’opera e anche di imparare e riprodurre personalmente l’attività dell’antico scrittore di testi estemporanei (relazione3), per riconoscersi in un istinto a dare una forma grafica non posata ai propri pensieri, che è antico come l’uomo.
Leaving a trace of ourselves with a drawing, a name, a greeting, an extemporary writing scratched on a rock or a wall, often with strange tools, different, anyway, from those used for everyday writing, has been an unstoppable need of human beings since prehistory, that is still going on, in many different ways, in our days. From an esthetic and civic point of view these writings can be seen as a damage affecting the surface where they are carved, but from an hisotrical point of view they provide an unexpected amount of information about composition, language, culture and values of the society that made them, and they have often been used as a source. The graffiti from the Seventies of the past century, for example, can give us an interesting insight of the political struggles going on in those years. It seems not so easy putting in value in the same way the ancient graffiti, scratched by the hands of Roman citizens almost two thousends years ago, and sometimes still weel preserved, as in the case of the Paedagogium on the Palatine, where slaves were trained before working in the imperial palace. Not so easy, but not impossible, if we use different ways to facilitate: 1) the accessibility and understanding – withthe fundamental help of digital technologies – of short but often difficult textss; 2) the involvment of high school students, that will be ready to recognize themselves in a still living practice, giving voice, in a different way, to very similar needs and feelings; 3) the engagement of the borad public with an emotional approach, that with an accurate reenactment will make possible not only imagining but also seeing and learning personally the practice of ancient writing on the walls, to express one’s thoughts in an extermporary form, an instinctive act as ancient as the humans.